Aria di evoluzione in casa Marabino. Non si tratta soltanto della nuova veste grafica delle etichette, più leggibili nelle tonalità dei terreni netini dall’immediato richiamo all’appartenenza del luogo, ma è all’assaggio delle annate che emerge di più.

I vini passionali di Pierpaolo Messina registrano una transizione nel segno della freschezza e dell’agilità, decisamente oltre gli schemi – e i cliché – che vedono nell’assolato sud siciliano della Valdinoto un areale di vini fatti di “sola” struttura e imponenza.

La traccia mediterranea resta forte e marca l’identità di una produzione che aggiunge alla riconoscibilità territoriale l’elemento inafferrabile dell’eleganza: sembra essere il tocco coerente di Nicola Centonze, enologo di piena maturità professionale che mira alla non scontata convergenza tra terroir, stile aziendale e andamento dell’annata.

Le scelte in vigna rimangono quelle del primo approccio: la biodinamica è il protocollo adattato al territorio di bassa collina di Marabino, 29 ettari che si diversificano per varietà di suoli e altitudini che vanno dai 30 agli 80 mt slm in Contrada Buonivini.

Nel calice larghezza e spessore cedono il passo a sensazioni di ricercato equilibrio ed armonia, un orientamento che segna un indirizzo preciso ed è certamente allineato alla crescita umana e personale di Pierpaolo che ha sempre dichiarato di produrre vini “senza inseguire mode o richieste del mercato, basandoci su ciò che ci piace fare e su ciò ci piace bere”.

Tutte le anteprime

In tutto 10 referenze fra rossi e bianchi da autoctoni ed alloctoni interpretati con leggerezza enologica e autentica disinvoltura.

Dei bianchi è emblematica la trasformazione di “Eureka” 2021, lo Chardonnay in purezza che risulta stilisticamente più leggero e godibile, pur restando giocoso e fresco, così anche “Muscatedda” 2022 nel quale la base aromatica del varietale Moscato Bianco vibra d’intensità al naso e al palato ma con una finezza che la rende un sorso instancabile e di scorrevole beva.

“Rosanera” 2022 è un’interpretazione di Nero d’Avola contemporanea e sottile: l’olfatto corrisponde ai sentori classici ma al palato esprime una croccantezza piacevolmente inaspettata.

I rossi da nero d’Avola

I rossi sono stati riorganizzati in “Terre Argillose” e “Terre Calcaree” rispettivamente 2021 e 2019, un’interessante lettura che rimette al centro della riflessione enoica la discriminante del suolo. Due declinazioni di Nero d’Avola in purezza che rispecchiano la tipicità della bacca nera più diffusa in Sicilia, notevoli le differenze tra loro: tannica e di sapore la prima referenza, finemente intrigante e sottile la seconda.

I Cru “Archimede” e “Parrino” fanno riferimento alle omonime vigne e sono entrambi vendemmie 2019, vinificazioni di Nero d’Avola da appezzamenti particolarmente vocati che fanno passaggi in acciaio e cemento: un procedimento che premia il profilo più pulito ed essenziale di vini che si portano dietro un certo corredo olfattivo e gustativo che viene così calibrato e valorizzato.

Il “Rosso di Contrada”, alla luce di questo nuovo corso, può essere considerato il vino bandiera di casa Marabino. Ancora una volta 100% Nero D’Avola, l’annata 2019 è un assemblaggio di diverse parcelle che insieme fanno lo spirito di Contrada Buonivini: Conca (19%), Coniglio (10%), Parrino (18%), Lenza Lunga (53%). La fermentazione è spontanea, una lunga macerazione del mosto con le bucce e la seguente maturazione avviene in vasche di acciaio.

I vini del sole

Catturare il sole e rilasciarlo lentamente al sorso. “Passito” e “Soleggiato” ripropongono un’antica tecnica incentrata sull’interazione uomo-natura, che restituisce attraverso il calore e la luce del Val di Noto un vino complesso e fragrante.

Per il passito le uve di Muscatedda vengono poste sui graticci sotto la canicola d’agosto, la successiva vinificazione con le bucce va avanti con la fermentazione e maturazione in acciaio sino alla primavera. Vino misuratamente dolce, ben bilanciato e molto fresco.

Soleggiato è un perpetuo: ancora Muscatedda passita che però evolve per anni in botti, segue un invecchiamento in acciaio con travasi di piccole parti di vino nuovo in vasca con vini invecchiati di più vendemmie. L’ultima fase prevede l’esposizione al sole in damigiane di vetro.

Una tipologia che potrebbe fare da apripista per contribuire a ritrovare nella zona una pratica quasi perduta. L’azione del sole promuove sorprendenti sviluppi: la complessità aromatica in stile ossidativo è la premessa di un sorso secco, armonico, lungamente persistente. Un vino funzionale a tutto pasto e interessantissimo anche da solo.

Di Valeria Lopis

classe 1979, nata all’ombra del vulcano, il vino e la biodiversità dell’Etna sono i primi naturali contatti con il mondo enologico che la travolge e la appassiona sin da piccola. Giornalista, Donna del Vino e sommelier con un palato goloso e curioso che la spingono verso viaggi del gusto, nei quali a essere assaporato è anche il paesaggio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *