“Non chiamateli Rosé” è stata l’anteprima mattutina di “Spumanti dell’Etna”, la manifestazione dedicata alle bollicine del vulcano attivo più alto d’Europa.

Se ormai è abbastanza consueto che l’Etna del vino venga studiata, celebrata, divulgata e degustata in tutto il mondo, è un po’ meno scontato che la stessa sia protagonista a Catania città: d’altronde nemo propheta in patria è una lezione antica che vale tuttora.

Ma attenzione. Catania è città di ricostruzione e mutamento, un moto perpetuo che arriva dal mare e che vibra di energie magnetiche profonde fino al Nord della vetta etnea costantemente intenta a riscrivere la propria quota.

In questo dinamismo caotico e silente al tempo stesso, il vino delle contrade e dei versanti comincia ad appassionare una fetta sempre più ampia di pubblico locale.

Palazzo Scammacca nell’omonima piazza del centro storico etneo, è stata la perfetta sala degustazione per il tasting declinato in rosa: a confronto 7 Metodo Classico di altrettante case spumantistiche del vulcano.

La Masterclass

“Non chiamateli Rosé” è il diktat che viene fuori dal confronto tra Francesco Chittari, nel duplice ruolo di organizzatore di “Spumanti dell’Etna” e docente di Fondazione Italiana Sommelier alla conduzione del tasting, e i produttori etnei.

Il termine “Rosé”, di chiara matrice francese, ha già fatto il suo tempo: adesso occorre chiamare le cose con il nome che hanno nel luogo dove si fanno. Questione di appartenenze.

Nella campionatura di rosati in degustazione, il Nerello Mascalese è stato il protagonista assoluto da saper leggere e ritrovare in mezzo alla fittezza delle trame sottili dei perlage etnei.

I sette assaggi: l’eterogeneità dello stile vulcanico

Sette assaggi per sette stili. Difficile ritrovare nelle etichette vulcaniche quella conformità che è stata la cifra del successo di altri grandi spumanti, di altre storie e di altri territori.

Più differenze che analogie, sull’Etna è facile parlare di unicità: il pregio più grande, nell’umanità come nel vino, liberi di essere se stessi. Eppure una matrice comune – innafferabile – vulcanica, è rintracciabile in quel fiuto minerale, è percepibile in quel finale sapido. Esiste, c’è. Palese o nascosta, al degustatore il compito di trovarla.

L’individualità etnea assume così il connotato di elemento essenziale di una pluralità talvolta scomposta, ma sempre autentica, sfidante, altissima.

Cantine di Nessuno

APUM 24 mesi Brut Rosé millesimo 2018 Etna DOC – Nerello Mascalese in purezza proveniente dai conetti vulcanici di Trecastagni, Etna Sud. Il primo impatto visivo con il vino è con la leggerezza del colore: un rosa scarico che però si impreziosisce di una luminosità cristallina.

Al naso si schiude una delicata fragolina di bosco che si intreccia alle note minerali. In bocca la sensazione è di masticabilità, una grande freschezza viaggia di pari passo con il vigore schioccante del Nerello vinificato ‘in rosa’.

Tra le interessanti novità che attraversano il vulcano, il produttore Seby Costanzo ha annunciato l’arrivo del suo primo 60 mesi per il prossimo anno.

Retroetichetta di APUM

Tenute Di Mannino Plachi

Caterina Di Plachi 24 mesi Brut Rosato millesimo 2018 Etna DOC – Giorgio Mannino e Arianna Vitale, rispettivamente sesta generazione alla guida dell’azienda e collaboratrice storica della blasonata cantina etnea, hanno posto l’accento sul luogo di provenienza: i vigneti che producono le uve per lo spumante sono posti su una caldera spenta, una depressione del terreno nel cuore di Etna Nord.

Il remuage manuale è uno degli ultimi – dei numerosi – passaggi manuali che carezzano il vino fino a quando non lascia la cantina.

L’olfatto sprigiona sensazioni speziate di pepe rosa, chiude un delicato soffio minerale. In bocca prevale la grana cremosa del perlage rafforzata dalla spinta affilata di un Nerello graffiante e audace, finale sapido.

Chittari, Mannino e Vitale

Cantine Nicosia

Sosta Tre Santi 24 mesi Brut Rosato millesimo 2020 Etna DOC – Nerello Mascalse in purezza proveniente dai vigneti di Monte Gorna a Trecastagni, le bollicine stanno riccamente ricompensando l’impegno profuso negli ultimi anni dalla famiglia Nicosia nella ricerca e sperimentazione sul metodo classico etneo: il millesimo 2019 è stato inserita da Wine Enthusiast tra i migliori 100 vini al mondo  ed è di appena pochi giorni la notizia dei 5 grappoli di Bibenda che per il secondo anno consecutivo arricchiscono il medagliere della linea spumantistica Sosta Tre Santi che porta la firma dell’enologa Maria Carella.

Attrattivo sin dal colore, lo spumante a marchio Nicosia descrive al naso frutti rossi e speziature, evolvendo in note pungenti che ricordano la pietra bagnata. Il sorso è morbido e di sapore, fresco e sapido.

Grandi risultati con il Nerello ma anche sul fronte del Carricante spumantizzato si sta lavorando alacremente con sperimentazione che raggiungeranno anche i 60 mesi: a rivelarlo Graziano Nicosia, quinta generazione al comando dell’azienda.

Chittari e l’enologa Carella

Russo Winery

Mon Pit VSQ Brut Rosé Metodo Classico Vendemmia 2017 Sboccatura 2022 – L’intervento di Gina Russo, erede insieme al fratello di una storia aziendale che dura dal 1860, riporta l’analisi su una dimensione di osservazione vulcanologica: ‘pit’ è tecnicamente il cratere nel linguaggio tecnico degli studiosi.

Lo spumante di Russo Winery è un blend di Nerello Mascalese con un saldo di 20% di Cappuccio, ciò spiega il rosa accesso con cui si presenta.

Al naso è piacevolmente complesso: frutti rossi si mescolano a sboffi cipriati e sensazioni minerali, quest’ultime ritornano in bocca con una retronasale che enfatizza la matrice vulcanica spinta da una piacevole sapidità.

Chittari e Gina Russo di Russo Winery

Firriato

Gaudensius Brut Rosé Etna DOC – Un approdo tutto sommato recente quello di Firriato sull’Etna a Cavanera in C.da Verzella sul versante Nord.

Lo spumante rosato da uve Nerello Mascalese è uno dei prodotti che meglio interpretano la complessità e la stratificazione del terroir.

Naso ampio nel quale note agrumate e sensazioni gessose si intersecano, al palato l’assaggio è schioccante con una bollicina spingente e di gusto.

Tenute Orestiadi, La Gelsomina

Brut Rosé Metodo Classico Etna DOC – Rosato ottenuto dalla vinificazione in bianco di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio affinato poi sui lieviti per almeno 30 mesi. L’olfatto agrumato evolve velocemente nel calice dove resta la trama fitta e sottile delle catenelle del perlage, finissimo ed elegante.

In bocca restituisce tutta la tonicità dei varietali, lo attraversa una piacevole vena sapida. Una creazione dell’enologo Pietro Di Giovanni.

Murgo

Extra Brut Rosato Metodo Classico – Antesignani della spumantistica etnea dal 1989, a Murgo è dovuta buona parte della rifondazione enologica del vulcano per aver lavorato con spirito d’intuizione e lungimiranza.

Gli spumanti sono il fulcro del credo aziendale: il Nerello Mascalese, sopratutto. In questa etichetta, la vendemmia 2016 sboccata nel 2022 ha un po’ meno olfatto e un po’ più corpo.

Il gusto ricco, cremoso, persistente e di riconoscibile mineralità e sapidità lo collocano fra i prodotti tipici del vulcano dimostrando una longevità formidabile.

Al centro: Claudio Di Maria, esperto sommelier da 5 anni in Murgo Winery

Di Valeria Lopis

classe 1979, nata all’ombra del vulcano, il vino e la biodiversità dell’Etna sono i primi naturali contatti con il mondo enologico che la travolge e la appassiona sin da piccola. Giornalista, Donna del Vino e sommelier con un palato goloso e curioso che la spingono verso viaggi del gusto, nei quali a essere assaporato è anche il paesaggio

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