Poliedrico, cangiante, dinamico. I tratti del Grillo, il vitigno nativo di Sicilia, descrivono un vino solare che sa essere versatile a tavola e incline alla condivisione.

Figlio dell’incrocio tra Catarratto bianco e Zibibbo, il Grillo ha una paternità attribuita al Barone Mendola, illustre filantropo e botanico di fine ‘800 che operò a Favara (AG).

Il ricercatore, desideroso di trovare una soluzione alla piaga della fillossera, si imbatté in una rivoluzione senza – probabilmente – farci troppo caso.

Più che la fine di un problema, Mendola contribuì all’inizio della nuova era vitivinicola siciliana con il successo del Grillo.

Una diffusione che dura ancora oggi e che il Barone non ha potuto osservare, poiché è scomparso nel 1908.

Il nome sembra riferirsi al latino a-rillum cioè senza seme, l’uso popolare lo associa anche all’insetto che salta come saltano le annate

Giacomo Ansaldi, enologo

Nel giro di pochi anni dalla sua nascita, il Grillo si è preso il centro – est di Sicilia divenendo la varietà a bacca bianca più diffusa e più vinificata.

Marsala fu precoce nell’accogliere il vitigno e si trasformò presto nella “capitale” del Grillo.

Dal 1910 al 1940 la varietà autoctona si estese in modo capillare fino a rendere il vitigno protagonista dell’omonima tipologia di vino del territorio.

Negli ultimi anni, superato il fascino (temporaneo) esercitato dagli internazionali, i viticoltori sono tornati ad allevare il Grillo anche grazie all’ingresso della varietà all’interno del cappello Sicilia DOC, la denominazione che tutela il vigneto Sicilia.

Nel 2021 sono state prodotte 21.126.895 milioni di bottiglie di Grillo Sicilia DOC, +26 % rispetto ai 16.707.274 del 2020.

fonte: Sicilia doc

Una crescita che celebra un vino di elevata intensità aromatica, dal gusto ricco in freschezza e acidità: parametri che lo rendono particolarmente idoneo agli abbinamenti della cucina estiva.

L’indole trasformista e solare del Grillo

Resistente e tenace, il Grillo trova facili legami con i suoli siciliani e instaura con essi un rapporto unico, di fertilità.

Sottolineare che il Grillo è un vino di luce non è un’idea astratta ma è un’affermazione che ha basi scientifiche precise.

L’esposizione è un altro elemento che condiziona l’adattamento del vitigno.

Nel Grillo agiscono i Norisoprenoidi, aromi degli ambienti luminosi che si esprimono con note di fiori, frutta, esotica agrumi. Semplificando, più luce vuol dire maggiore intensità gusto-olfattiva.

Il Grillo si è dimostrato resistente e così accomodato al clima isolano da poter essere una risorsa vincente anche nel prossimo futuro.

Di Valeria Lopis

classe 1979, nata all’ombra del vulcano, il vino e la biodiversità dell’Etna sono i primi naturali contatti con il mondo enologico che la travolge e la appassiona sin da piccola. Giornalista, Donna del Vino e sommelier con un palato goloso e curioso che la spingono verso viaggi del gusto, nei quali a essere assaporato è anche il paesaggio

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